La momentanea verità assoluta (ovunque e quandunque)

Tanto va la zampa al lardo che ci lascia il gattino.

giovedì 22 maggio 2008

SOGNANDO

Sogno
nell'insonnia
perchè a dormire,
sono capaci tutti..

Sogno un ridicolo idiota
a cavallo di una rosa gialla
che mi dica parole
che aspetto da una vita.

Sogno fiabeschi paesaggi
che quella fattona egoista
di Madre Natura
non ha ancora saputo regalarmi.

Sogno atmosfere leggere
con blasfemi angeli
che mi levino questa pesante
zavorra di razionalità.

Sogno infinite luci
che si spengano e accendano
assecondando
il mio sistema limbico.

Sogno sarti cinesi
che mi confezionino
momenti
di felicità su misura.

Sogno finestre
senza tapparelle,
occhi che rimangano sempre aperti
sulla mia insonnia.

Sogno che sognare
sia per una volta
un investimento utile
per la mia contingente vita.

Sogno un otto orizzontale, che per me sia infinito

mercoledì 21 maggio 2008

Non è questo, per niente...

Il canto dell’amore di J. Alfred Prufrock

S’io credesse che mia risposta fosse
A persona che mai tornasse al mondo,
Questa fiamma staria senza più scosse.
Ma perciocché giammai di questa fondo
Non tornò vivo alcun, s’i’ odo il vero,
Senza tema d’infamia ti rispondo.

I

Allora andiamo, tu ed io,
Quando la sera si stende contro il cielo
Come un paziente eterizzato disteso su una tavola;
Andiamo, per certe strade semideserte,
Mormoranti ricoveri
Di notti senza riposo in alberghi di passo a poco prezzo
E ristoranti pieni di segatura e gusci d’ostriche;
Strade che si succedono come un tedioso argomento
Con l’insidioso proposito
Di condurti a domande che opprimono…
Oh, non chiedere « Cosa? »
Andiamo a fare la nostra visita.

Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

La nebbia gialla che strofina la schiena contro i vetri,
Il fumo giallo che strofina il suo muso contro i vetri
Lambì con la sua lingua gli angoli della sera,
Indugiò sulle pozze stagnanti negli scoli,
Lasciò che gli cadesse sulla schiena la fuliggine che cade dai camini,
Scivolò sul terrazzo, spiccò un balzo improvviso,
E vedendo che era una soffice sera d’ottobre
S’arricciolò attorno alla casa, e si assopì.

E di sicuro ci sarà tempo
Per il fumo giallo che scivola lungo la strada
Strofinando la schiena contro i vetri;
Ci sarà tempo, ci sarà tempo
Per prepararti una faccia per incontrare le facce che incontri;
Ci sarà tempo per uccidere e creare,
E tempo per tutte le opere e i giorni delle mani
Che sollevano e lasciano cadere una domanda sul tuo piatto;
Tempo per te e tempo per me,
E tempo anche per cento indecisioni,
E per cento visioni e revisioni,
Prima di prendere un tè col pane abbrustolito

Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.

E di sicuro ci sarà tempo
Di chiedere, « Posso osare? » e, « Posso osare? »
Tempo di volgere il capo e scendere la scala,
Con una zona calva in mezzo ai miei capelli -
(Diranno: « Come diventano radi i suoi capelli! »)
Con il mio abito per la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento, Con la cravatta ricca e modesta, ma asseríta da un semplice spillo -
(Diranno: « Come gli son diventate sottili le gambe e le braccia! »)
Oserò
Turbare l’universo?
In un attimo solo c’è tempo
Per decisioni e revisioni che un attimo solo invertirà

Perché già tutte le ho conosciute, conosciute tutte: -
Ho conosciuto le sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che muoiono con un morente declino
Sotto la musica giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei rischiare?
E ho conosciuto tutti gli occhi, conosciuti tutti -
Gli occhi che ti fissano in una frase formulata,
E quando sono formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora cominciare
A sputar fuori tutti i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini? .
Come potrei rischiare?
E ho già conosciuto le braccia, conosciute tutte -
Le braccia ingioiellate e bianche e nude
(Ma alla luce di una lampada avvilite da una leggera peluria bruna!)
E’ il profumo che viene da un vestito
Che mi fa divagare a questo modo?
Braccia appoggiate a un tavolo, o avvolte in uno scialle.
Potrei rischiare, allora?-
Come potrei cominciare?

. . . . . . . . . . . .

Direi, ho camminato al crepuscolo per strade strette
Ed ho osservato il fumo che sale dalle pipe
D’uomini solitari in maniche di camicia affacciati alle finestre?…

Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
Che corrono sul fondo di mari silenziosi

. . . . . . . . . . . . .

E il pomeriggio, la sera, dorme così tranquillamente!
Lisciata da lunghe dita,
Addormentata… stanca… o gioca a fare la malata,
Sdraiata sul pavimento, qui fra te e me.
Potrei, dopo il tè e le paste e i gelati,
Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?
Ma sebbene abbia pianto e digiunato, pianto e pregato,

Sebbene abbia visto il mio capo (che comincia un po’ a perdere i capelli)
Portato su un vassoio,
lo non sono un profeta - e non ha molta importanza;
Ho visto vacillare il momento della mia grandezza,
E ho visto l’eterno Lacchè reggere il mio soprabito ghignando,
E a farla breve, ne ho avuto paura.

E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Dopo le tazze, la marmellata e il tè,
E fra la porcellana e qualche chiacchiera
Fra te e me, ne sarebbe valsa la pena
D’affrontare il problema sorridendo,
Di comprimere tutto l’universo in una palla
E di farlo rotolare verso una domanda che opprime,
Di dire: « lo sono Lazzaro, vengo dal regno dei morti,
Torno per dirvi tutto, vi dirò tutto » -
Se una, mettendole un cuscino accanto al capo,
Dicesse: « Non è per niente questo che volevo dire.
Non è questo, per niente. »
E ne sarebbe valsa la pena, dopo tutto,
Ne sarebbe valsa la pena,
Dopo i tramonti e i cortili e le strade spruzzate di pioggia,
Dopo i romanzi, dopo le tazze da tè, dopo le gonne strascicate sul pavimento
E questo, e tante altre cose? -
E’ impossibile dire ciò che intendo!
Ma come se una lanterna magica proiettasse il disegno dei nervi su uno schermo:
Ne sarebbe valsa la pena
Se una, accomodandosi un cuscino o togliendosi uno scialle,
E volgendosi verso la finestra, dicesse:
« Non è per niente questo,
Non è per niente questo che volevo dire. »

. . . . . . . . . . .

No! lo non sono il Principe Amleto, né ero destinato ad esserlo;
Io sono un cortigiano, sono uno
Utile forse a ingrossare un corteo, a dar l’avvio a una scena o due,
Ad avvisare il principe; uno strumento facile, di certo,
Deferente, felice di mostrarsi utile,
Prudente, cauto, meticoloso;
Pieno di nobili sentenze, ma un po’ ottuso;
Talvolta, in verità, quasi ridicolo -
E quasi, a volte, il Buffone.

Divento vecchio… divento vecchio…
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.

Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare l’una all’altra.

Non credo che canteranno per me.

Le ho viste al largo cavalcare l’onde
Pettinare la candida chioma dell’onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l’acqua bianca e nera.

Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d’alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.

Thomas Stearns Eliot


lunedì 12 maggio 2008

Lo è lo è

eh si...aggiorniamo, amici miei!
torno da Monologhiamo... 80 "attori" che monologano nel parco di una villa a dir poco magica, e poi fino a notte con buona musica e vino in una cornice spettacolare... ed ho pure ballato, si si, quando il Duende c'è, non si può nulla miei cari.
Notte di giovani attori, di pizze fredde e di calzoni..
Nonostante melanconia imperante sono delle belle giornate, con nuove (in realtà non poi così nuove) consapevolezze, nuovi inaspettati inattesi amici, bottiglie di vino pregiato che con chiavi di macchina in un parcheggio non si aprono, e con pastasciutte stranamente insipide che vogliono essere mangiate sul mio terrazzo... eh si, lo è lo è...

"Amore m'aiutò a cercarlo. Io non sono pilota ma se tu fossi lontana, quanto la più deserta spiaggia del più lontano mare, io mi spingerei là, sopra una nave, per una merce tanto preziosa"..
Era Romeo nel giardino dei Capuleti miei cari... Ma non è che passeresti anche dal mio balcone, caro "Romeo"?

venerdì 2 maggio 2008

Nuda ma con il cravattino

Eh si, cara la mia commentatrice Natascia,
tu mi conosci, e sai, per come sto ora, che potrei benissimo creare un altro blog, ad uso e consumo di altre menti...
Ma tant'è, la mia labile psiche è facile banderuola.. ora sventola per ciò che tu sai, ma domani il vento potrebbe cambiare..ma le idee sono sempre quelle, poche ma in compenso fisse.
Oggi sono stata a Torino, splendida città, al museo del cinema con i mie cari amici Ivan e Ico, veramente un ottimo museo con geniali intuizioni ed un allestimento che merita di essere visto, inutile dire che ci abbiamo passato più di 4 ore..
Ma il mio pensiero è sempre là, e ogni giorno di più: il Teatro.
Morbosa malata e totalizzante passione che ormai è un amore, e ti senti inutile se non fai all'amore. E ti senti frustrato nel non frequentare quanto vorresti il Teatro, nel non essere Teatro.
Ma è così, come stasera un'amico mi ha detto, non devo essere impaziente nè troppo intollerante, ergo diamo tempo al tempo, visto che pure dai "professionisti", a quanto mi è stato detto, non si può pretendere più di tanto.
Aspetto
Godot e parenti
a presto
la solita Gio