riflettevo.
Lo faccio spesso, ma senza riflesso.
Ora voglio riflettere, non dico facendovi specchiare, ma almeno specchiandomi.
Per quanto le seghe mentali facciano venire i calli al nostro cervello, in Questo Posto è concesso solo il realismo, in quanto presa di coscienza della realtà.
E "questo posto" non vuol tanto avere una patetica e qualunquista posizione metafisica, in cui la trattazione dell'essenza della realtà è collocata dopo (in greco "meta") quella della natura (che è la fisica). Il prefisso "meta" assume poi il significato di "al di là, sopra, oltre". No no, lungi da me, in questo caso VOGLIO una connotazione decisamente Fisica.
Fisico è il luogo in cui vivo, questo minimonolocale, ma soprattutto, fisico e reale, è il mitico terrazzino da cui sto scrivendo,"il posto", luogo di vuoto e creazione.
Da qui mi sento onnipotente, fortunata, e so che lo sono:
non ho grosse responsabilità(famiglia/lavoropermantenermi), faccio quello che mi piace, alimento le mie passioni, conosco persone del cazzo ma ho anche amici meravigliosi senza i quali tutto questo non avrebbe senso, ho una famiglia, che per quanto precaria c'è; ma del resto non c'è nulla che non sia precario oggi, non esistono contratti a tempo indeterminato, persino la vita stessa non lo è.
Certo c'è la sofferenza, ognuno ha le sue croci, e grazie a dio(o chi per esso) ognuno le ha e sente questo grave. Certo nessuno verrà mai a porgerci in dono un miracoloso cerotto che allevia ogni nostro dolore, ognuno si gratta le proprie ferite, e le più profonde lasciano una cicatrice, ma quell'indelebile "tatuaggio" è parte di noi, e significa qualcosa; come per i vecchi le rughe, ricordo di sorrisi o sintomo di sofferenze. Noi siamo il prodotto del nostro passato, altrimenti saremmo diversi, meglio o peggio forse, ma non così. Ma è così che siamo, possiamo cambiare ma non rimediare, tanto vale prendere atto della nostra storia. Prenderne atto e guardare, non dico al futuro(troppo impegnativo) ma all'Oggi, al reale, alla contemporaneità.
Ma forse è solo l'insonnia che mi fa parlare, o più semplicemente è l'unico vero attimo di lucidità.
Fatto sta che è per questo che ho un blog, non certo per il mio amore per la tecnologia, ma per vomitare pensieri. E un blog, il mio, non necessariamente si deve alimentare di commenti (certo sono più che graditi, sai, la democrazia..), ma mi autoalimento, ingorda di fugaci attimi.
Grazie per l'attenzione, chiunque legga; sia le teste di cazzo che gli amici veri, che se si sentono tali, spero abbiano carpito la citazione/ringraziamento di cui sopra.
Gi/Jo
P.S. ascoltando i Notturni di F.Chopin, De Andrè e alcune canzoni forse emotivamente troppo sbagliate
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